Gruppo Folkloristico

DISCO 2017 “Racconti d’un tempo…10 anni di FolkLore”

Racconti di un tempo… 10 anni di FolkLore!!

“Il presente del passato deve essere il ricordo, il presente del presente la realtà, il presente del futuro la speranza”.

Bisogna ricordarsi del tempo passato, di quello che accadeva molti anni fa, innestarlo nel presente, nella realtà in cui viviamo, affinchè i giovani lo proiettino nel futuro. Oramai gli antichi riti della nostra tradizione popolare, come la quasi totalità della cultura orale marchigiana, vanno inesorabilmente scomparendo, a causa delle profonde trasformazioni della società e della scomparsa della civiltà contadina. Essi sopravvivono solo nella nostra memoria, senza più alcun riscontro nella realtà attuale.

Nel corso di questi primi 10 anni di attività, attraverso il nostro decennale lavoro di ricerca abbiamo contribuito a promuovere, valorizzare e mantenere vive le tradizioni popolari marchigiane al fine di ritrovare, riprendere e ritrasmettere le nostre tradizioni delle quali ormai ci si “vergognava”. Il nostro desiderio è far rivivere il Folklore marchigiano, in particolare del territorio nel quale viviamo, che si ricollega alla civiltà contadina del ‘900, ovvero la “storia dell’agricoltura/ storia della gente antica” ( La parola “foklore” è stata coniata nel 1846 dagli inglesi ed è composta da Folk più Lore: “Folk” significa gente di campagna e “Lore” sta ad indicarne la storia). Quindi il Folklore è quel sostrato che ci ricollega al nostro passato e che ci definisce nel presente. Finora è stato calpestato come se non ci fosse, invece il Folklore ha un’importanza fondamentale ed è per questo che attraverso questa raccolta di brani, vogliamo far rivivere i ricordi dei nostri nonni, recuperando i canti rituali di questua della cultura orale marchigiana, contribuendo alla rivitalizzazione e alla diffusione delle nostre prestigiose tradizioni. Nonostante la totale disattenzione dei media, il feroce condizionamento ed appiattimento della nostra civiltà, senza più memoria, senza più identità, senza più storia, né futuro, siamo convinti che la tradizione non si deve perdere.

Abbiamo suddiviso il nostro lavoro di ricerca rispettando il modo con cui venivano intonati i canti rituali di una volta, ovvero seguendo lo svolgimento calendariale dell’anno agricolo, in quanto erano strettamente connessi e legati al ciclo della natura che nasce, muore e risorge. Ogni lavoro agreste aveva le sue melodie: la mietitura, la trebbiatura, la fienatura, la potatura, la spannocchiatura, la vendemmia, ecc. Tali canti, sorti spontaneamente in funzione dell’opera stessa, non hanno alcuna attinenza con i lavori stessi nel senso che la poesia non è descrizione o esaltazione dell’opera stessa, ma il più delle volte espressione amorosa. Attraverso questi brani rievochiamo le situazioni nella famiglia e i lavori tipici di un tempo, come lo “mete” (mietere), lo “scartoccia” (la raccolta del granoturco), lo “velegnà” (la vendemmia), lo “fienà” (la tagliatura del fieno), e le feste sull’aia che a quelli facevano seguito, oltre ad alcune tra le feste tipiche come la “Pasquella” e il “Cantamaggio”.

 

 

copertina

 

PARTE ESTERNA_CD_2

 

 

 

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